Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Emma e Paco

di Virgo

Emma e Paco

Emma andava su e giù. Mentre dondolava, il suo sguardo era perso ed immobile, le sue labbra serrate e inespressive. Sull’altalena, una donna triste è vittima di un passato ferito. Sull’altalena, una donna felice sorride spensierata e inarca la schiena all’indietro, ululando al vento la sua gioia.

Emma, malinconicamente penzolava. Era da un pò di giovedì che lo faceva. Paco la guardava estasiato. Non perdeva mai l’appuntamento di metà settimana. Appoggiato con la schiena ad un vecchio cedro, appuntava delicatamente parole sul suo taccuino, per poi, furiosamente, imbrattare tutto il bianco; lo faceva tutte le volte che volutamente era lì con lei. Assorta nei suoi pensieri, Emma non si era minimamente accorta di lui. Mai. Nemmeno una volta. La loro distanza era scandita dal cigolio dell’altalena. Paco continuava a scrutarla. Voltava pagina per poi adocchiare il tacito vorticare di quei lunghi capelli neri. Una sbirciata e poi giù, a capo chino sul suo quaderno rosso.
Emma, finalmente, si accorse di quello strano tipo. Percepì il suo sguardo dolce e posato. Non essendone minimamente infastidita, chiese:

“Cosa scrivi?”

Colto di sorpresa e imbarazzato, Paco tentò una risposta:

“Ehm…niente di che… buttavo giù qualche parola adeguata al mio futuro”.

“Hai progetti ambiziosi?

“Sì certo, tutti ne abbiamo. I miei sono piuttosto offuscati, però traspaiono…disordinati, ma traspaiono. Tu invece? hai programmi per il tuo domani?”

“Certo…ma non oggi”.

"Come mai sei così triste e pensierosa mentre dondoli?”

“Quando ero piccola, con mio padre venivo spesso in questo parco. Anche lui si sedeva a terra e appoggiava le sue forti spalle a quell’albero, esattamente come te adesso. Era bello mio padre! Non distoglieva mai i suo occhi dai miei, un pò come stai facendo tu. Era premuroso, affabile, gentile. Credo di non averlo mai sentito gridare. Ogni volta che vengo qui, penso a lui. Senza dirmi nulla, mi faceva cenno di scendere da questa altalena perché bisognava tornare a casa”.

“Era di certo un buon padre”.

“Sì, lo era. Quando se n’è andato ho pianto tanto sai?! Dopo un pò di tempo ho smesso; ora sono soffocata dalla sua mancanza. Odio i cimiteri e non sopporto la sua immagine incastonata nel tempo andato di una fotografia, ma qualche volta ho voglia di incontrare nuovamente il suo volto. Preferisco ricordarlo in questo preciso luogo, sorridente e luminoso, piuttosto che in un camposanto silenzioso e tetro. Sarebbe sicuramente d’accordo con me.

“Parlami del tuo progetto, ti va?”

“Ho intenzione di aprire un negozio di fiori e lavorare nel bel mezzo di profumi e colori; vorrei prendermi cura di loro, assaporare giornalmente la loro bellezza. Desidero una casa con un enorme giardino e la mattina mi piacerebbe svegliarmi con l’odore dell’erba che invade la mia camera da letto. Ecco, sì! È questo che sogno. Ora che ti ho donato un frammento della mia intimità, devi contraccambiare. Fammi leggere cos’hai scritto…”.

Paco si alzò e le porse il taccuino. Emma lo afferrò. Iniziò, frenetica, a sfogliare le pagine. Le sue dita scorrevano velocemente di foglio in foglio, fino a quando bruscamente chiuse il quaderno dalla copertina rossa. Esplose in una risata fragorosa che illuminò i suoi grandi occhi verdi e disse:

“Ma mi prendi in giro? Le pagine sono tutte scarabocchiate…non hai scritto un bel niente!”

Paco, serenamente replicò:

“Non fermarti all’apparenza. Ho scritto tanto invece, solo che poi nessuna parola era adeguata per esprimere il mio sogno e così ho cancellato tutto”.

Lei, distesa, lontana dai suoi bui pensieri di poco fa, scandì:

“Sei un bugiardo”.



“Ti ho detto la verità. Non essere arrabbiata con me. Ti pare facile descrivere la magnificenza dell’amore? Poi ho capito che c’era un solo modo per farlo…”.

Emma, con una simpatica diffidenza negli occhi, lo interruppe:

“Ah! Innamorato quindi! Dunque? Quale metodo hai adottato per dichiararti alla tua bella ?”

Paco, allungando lo sguardo sul taccuino, rispose:

“Le ho concesso di leggere le mie insicurezze e mi ha sorriso”.




Stefano Servilio

 

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