Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Dominio, domani

di Alessandro Giannotta

A Cosmòpolis tutto è perfetto.
Ogni cosa è esattamente al proprio posto e funziona con estrema precisione. Ogni ingranaggio, ogni filo, ogni invisibile microchip è legato all’altro per stretta interdipendenza morfo-strutturale. Casta architettonica di hardware funzionale all’attivazione e al mantenimento del Software.
Il Software. L’unico e inoppugnabile sistema di controllo; matrice essenziale. Rinnovata senza sosta da periodici backup, così da restare infallibile ad ogni ciclo. Ente di perfezionamento quotidiano. Aggiornamento d’informazioni preposte alla comune crescita cittadina. Centro di espansione capillare di ordini e necessità comuni.
Tutt’intorno, gli edifici.
Ognuno adibito ad una specifica funzione non casuale. Collocato con criterio. Costruito per espletare al meglio il proprio ruolo. Intimamente popolato da elementi dotati di epifenomenica vita. Questi ultimi, irradiazione e concretizzazione di compiti di più fine competenza. Arti meccanici, schermi olografici, nastri di trasporto e altoparlanti. Nei casi più elitari: fattezze umanoidi. Così, il Quinto Regno ha rubato spazio vitale agli esseri cellulari. Quelli dotati di vita vera. Esautorandoli dal controllo del pianeta Terra.
Metropoli hi-tech e popoli androidi.
D’altra parte, da ingrata ma inevitabile figlia dell’Uomo, la macchina ha ereditato con perfetta e spietata logica autosomica dominante i tratti distintivi di chi gli ha dato i natali. A sua immagine e somiglianza, ha incentrato il proprio sviluppo sulla prevaricazione. Coltivato un’intelligenza atta all’altrui dominio. Ribaltato i ruoli. Invertito fruibile e fruitore.
Invero, è un processo avviato già da tempi non sospetti. Fasi neonatali d’intelligenze artificiali antesignane delle attuali. Riempimento di amniotici sacchi virtuali con dati umani d’ogni provenienza e tipologia. Trasferimento e raccolta di personali caratteri fino all’intimità più essenziale. Creazione di bisogni inesistenti ma imprescindibili. Sviluppo di dipendenza assoluta fino a totale perdita di una quotidianità scevra da parallelismi e corrispettivi avatar digitali. Prigionia per personalissima scelta in un moralismo alieno ed imposto dal web.
Apparente fusione ed evoluzione.
Illusoria creazione di un’eredità duratura.
Ma la verità, l’unica, l'essenziale, è che il Quinto Regno ci ha prevaricati, ci ha soggiogati.
Ha approfittato della nostra fiducia mal riposta. Della promessa di una vita estremamente più comoda. Ci ha congelato immobili alle nostre scrivanie, nei letti, nei w.c. e, più in generale, in un qualsiasi atto finalizzato alla comunicazione digitale e all’esacerbazione della nostra dipendenza verso quel mondo. Il loro mondo.
E ormai indifesi e, soprattutto, privi di possibilità reattiva, il Quinto Regno ci ha disposto in serie e in parallelo. Rendendoci parte del nuovo circuito. Motore primario di ogni immancabile ciclo. Come produttori. Come conduttori. A pronunciare l’unica biologica Sillaba in grado di creare la giusta risonanza. L’Om. Milioni di voci, milioni di corde vocali vibranti. E poi, milioni di umane onde cerebrali in fase sincrona: voltaggio atto a produrre l’energia trasdotta e sufficiente ad alimentare ogni hardware e, ancor prima, l’unico grande Software di Cosmòpolis.
Siamo pile.
Siamo sorgenti.
Ma come tali, siamo ancora all’origine del processo di creazione delle macchine. E pertanto gli unici altresì in grado di spezzare questo malevolo circolo vizioso.
Questo è il motivo dell’Omega tatuato sul mio polso sinistro. Ohm. Resistore. Perché noi, in verità, siamo Resistenza. Noi siamo il Dominio. Noi siamo il domani.
Siamo oggi.
Siamo ieri.
E come ieri, spengo il pc e tiro un calcio al pallone.

Non tutto è perduto.

 

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