Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Inchiostro sbiadito

di Erica Gatti

Ti vedo già appassire.
Nei giorni che scorrono, tutti uguali, ti vedo già scivolare via dalle mie dita.
Come le ultime scie d’inchiostro di una penna che ha scritto troppo a lungo, sei davanti a me e riempi le mie giornate, sempre con meno convinzione, con meno presenza. La distanza imposta ci ha logorato; pensavamo di essere forti, di poter sopportare tutto, perché non c’è nulla che l’amore vero non possa superare – e invece abbiamo scoperto che c’è.
Mi piace la tua indifferenza alla pandemia, alla distanza; mi piace come tenti continuamente di tirare fuori quell’inchiostro, testardo - cerchi quello rimasto tra le pareti della mina, probabilmente troppo secco per uscire. Ma intanto sbiadisci, giorno dopo giorno. E non posso uscire di casa per poter comprare una ricarica, che ci rimetta in sesto, che ci faccia continuare a scrivere la vita insieme: non si può uscire.
«Questa mia nuova passione? La devo tutta a te» sussurri, dopo avermi mandato le foto che hai fatto per ingannare il tempo, in queste settimane di reclusione.
Sorrido, nervosa. Mi fa piacere. Ma dopo?
Come sarà dopo? Le tue passioni, le porterai avanti anche quando non ti servirò più durante le tue giornate? Io a chi darò modo di trovare nuovi hobby? Come saranno le mattine senza sentirti e le sere senza il sorriso stampato in faccia per le cose che abbiamo in comune?
«Ho fatto un video, c’era un bellissimo sole sul terrazzino, ti ho pensata.»
A chi manderai i tuoi video, dopo?
«E qui suonavo la chitarra, ma ho fatto mille errori, non mi giudicare.»
Per chi strimpellerai note stonate, dopo?
A chi daremo la colpa? Al governo? Al virus? A te? Chi si incolpa, dopo, quando è la terra sotto i piedi che sparisce all’istante?
«Non vedo l’ora di portarti al mare.»
«E dopo?»
«Be’, dopo il mare, ti farei delle foto! E ti mostrerei il castello giù al paese.»
Forse non dai troppo peso a queste promesse, questi lanci che sembrano ancora tenerci legati insieme, eppure mi fai rimanere sospesa, davanti a te. Per quanto sappia benissimo che tutto ciò non accadrà, è proprio l’idea di questo dopo che ci fa stringere i denti anche nei giorni più difficili. In quelli in cui le quattro mura della stanza non bastano a contenere tutto ciò che abbiamo dentro – ma nelle altre parti della casa non si può stare, c’è altra gente, c’è confusione, c’è un televisore che elenca numeri di morti come se fosse una lotteria, c’è il mondo che ricorda che la situazione non cambierà in tempi rapidi e che questo ci porterà al capolinea.
Sappiamo entrambi come sarà il nostro dopo: l’uno senza l’altra. Ci ritroveremo a passare le giornate senza avere più qualcuno con cui condividere ogni momento. Ci mancheremo. Non ci insegneremo più il nostro dialetto, non ci manderemo più audio interminabili sui nostri progetti, non ci sfogheremo più sulla famiglia, l’università e il lavoro. Non parleremo più delle cose che vogliamo mangiare insieme, né dei posti che vorremmo visitare – non cresceremo più, non ci ameremo più. Non ci saremo più.
E manca così poco, a quel dopo: sei ogni giorno più distante, più sfuggente, meno presente. Io ti amo ugualmente, ma come si fa a superare le difficoltà quotidiane senza poter davvero stare insieme? Senza sapere quando lo potremo fare di nuovo per davvero?
Non siamo abbastanza forti. Questa pandemia ha ucciso ogni amore neonato. Potevamo diventare grandi, invece il mondo che verrà non si ricorderà mai di noi, di ciò che saremmo potuti essere.
«Mi manca molto il mare, sai.»
«Per questo sarà il primo posto in cui ti porterò appena verrai a trovarmi, quando questa pandemia ci darà un po’ di tregua!»
«E io ti voglio portare nel mio posto preferito.»
«Certo, ma devi farmi vedere il Colosseo di sera, prima.»
«No, quello lo facciamo dopo!»
«Spero saremo senza mascherine…»
«E che potrò abbracciarti in mezzo alla piazza.»
Se non dureremo ci verrà detto che non eravamo importanti, che non era reale, che ci siamo idealizzati, già lo so. Nessuno crederà al fatto che a volte non è sufficiente volersi bene, incontrarsi sempre a metà strada e ammirarsi. Nessuno capirà che ci sono delle deviazioni che ci impediranno di essere un fiore sbocciato: questo è il massimo che abbiamo avuto.
Saremo ridicolizzati se staremo male perché non c’è stato modo di farci amare, e i miei amici ti denigreranno dicendomi che mi avrai usata per passare un po’ di tempo e non annoiarti durante questa quarantena; e tu invece so che non parlerai di me, reprimerai tutto e alzerai le spalle a chi ti chiederà di me.
Quando c’è chimica, a volte manca solo il tempismo. Ma questo lo sappiamo io e te, e gli altri non lo capiranno mai. E dopo sembrerà che non siamo realmente esistiti, solo perché abbiamo scelto il momento sbagliato per provarci. Chissà come sarebbe andata se ci fossimo frequentati un anno prima, o un anno dopo.
Mi chiedo come saranno le cose di dopo, ma la verità è che io so già come saranno.
«Sono stanco di questa situazione.»
Smetterai di dedicarti alla fotografia, come ti avevo incoraggiato a fare.
«Lo so.»
Smetterò di scrivere per il progetto che avevo cominciato certosina a mettere in piedi, sostenuta da te.
«Scusami.»
Smetteremo di cercarci, e intorno a noi tutto sarà…
«Anche tu.»
Vuoto.

 

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