Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Il giorno dopo

di Davide Fiorentini

IL GIORNO DOPO


Quel giorno tutto era finito. Anzi, possiamo dire che non c’era un inizio o una fine. Era una giornata bianca da poterci fare qualsiasi cosa. In tutti quei mesi passati in solitudine Edoardo aveva tradotto tutta l’odissea, imparato l’ebraico, aveva intrapreso ogni principio della buona morale. Mai avrebbe pensato che un simile periodo avesse imparato così tanto. Il giorno dopo la vaccinazione, i suoi genitori gli avevano consigliato di uscire fuori a bersi del sole. Sarebbe andato sul molo a sentire l’odore del fiume. Passeggiava sulla pista pedonale, osservava i vari trabocchi che costeggiavano lungo la costa mentre dall’altra parte il canale scorreva silenzioso. Quel giorno del sole non vi era alcuna traccia.

Sulle mura dei pescherecci avevano disegnato dei nuovi graffiti, ognuno a coprire quelle costruzioni. Sapeva che quei disegni in realtà rappresentava qualche sentimento di ribellione oppure di tristezza profonda.

Arrivò fino alla fine: c’era un uomo di mezza età, vestito con tuta sportive, ad allenarsi a corpo libero. Edoardo non ci badò più di tanto e si mise a braccia conserte sopra la barriera di metallo. Osservava ogni increspatura subacquea, ogni pesce sottomarino. Ad un certo punto quel signore si aggrappò ad una delle barriere, cominciò a fare delle flessioni con le gambe. Aveva azionato dal cellulare una canzone di cui Edoardo non conosceva il titolo. Cercò di non badarci più di tanto e tornò a godersi le piccole onde. In quel momento notò un particolare mai visto prima. Vide quelle onde che, contro i frangiflutti e le barriere solide, si frantumarono in tanti piccoli pezzi. Un pensiero gli soggiunse: qualsiasi panorama acquatico, seppure maestro nella sua presenza, nasconde sempre le imperfezioni. In quel momento le note della canzone intonarono queste parole: Notice me Take my hand Why are we Strangers when Our love is strong? Why carry on without me?

Quella canzone così smielata non coincidevano affatto con quello che sentiva dentro. Guardava il vecchio mentre ripeteva gli esercizi respirando. Come si accorse che quel ragazzo lo stava fissando, fece finta di nulla. Gli occhi di Edoardo vennero ancora calamitati da quelle increspature e improvvisamente, nel bel mezzo di quelle note, si accorse di avere dimenticato tutto quello che aveva imparato. Il fiume da sotto iniziò ad innervosirsi e quelle crepe iniziarono a dilagarsi… Velocemente Edoardo tornò indietro.

Lungo la pista pedonabile riosservò ancora quei graffiti. Pensò che quei schizzi sono anche la prima espressione vivente dei primordiali anni umani. Se avessimo cominciato a cancellarli, presto avremmo smesso di testimoniare la nostra esistenza. Non capiva cosa stesse succedendo ma ora a sorreggergli l’anima venne il sole: anche se ci sono giorni in cui nessuno lo vede, continuerà ad illuminarci dall’alto. Questo è stato il suo primo pensiero, dopo tutti quel periodo trascorso in casa. Era arrivato il momento di distruggere quel finto mondo che si era costruito per fare spazio ad uno migliore. Tra poco si sarebbero fatte le quattro del pomeriggio. Presto la gente avrebbe iniziato a rincorrersi fino ai supermercati.

 

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