Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Professione Walker-Talker

di Pina Rinaldi

Erano ormai due anni che Lisa faceva la Walker-Talker. Aveva iniziato a marzo 2060 quasi per gioco, rispondendo a un annuncio online: si trattava di passare del tempo con qualche anziano solitario, accompagnarlo a fare una camminata al parco e ripescare dalla memoria lontani ricordi; doveva limitarsi ad ascoltare e fare domande, senza andare troppo sul personale o parlare a lungo di sé. Qualche volta aveva lavorato anche con persone che si erano appena trasferite in città, desiderose di scambiare due parole con qualcuno del posto, o con manager troppo impegnati per coltivare amicizie. Nell’era del lavoro da remoto, della didattica a distanza e della spesa online, quello di cui si sentiva davvero il bisogno era una passeggiata in compagnia, una chiacchierata sincera guardandosi negli occhi, senza schermi e auricolari a filtrare la realtà. E aveva finito con l’innamorarsi di quell’impiego part-time: proprio lei, che si stava specializzando in robotica ed era perennemente circondata da dispositivi ipertecnologici, traeva nuove energie da quei sani momenti di condivisione. A dirla tutta non le sembrava un lavoro, ma una sorta di terapia per cui veniva perfino retribuita!

Una mattina di metà dicembre ricevette un’insolita telefonata da un signore di mezz’età: era preoccupato per l’anziana madre che non usciva più di casa da quando era rimasta vedova, qualche mese prima. L’arzilla signora Emma, tuttavia, non sembrava per niente depressa, come ci si sarebbe aspettati da un’ottantenne che aveva perso il marito, ma trascorreva gran parte del suo tempo incollata ai videogiochi. Riordinando la soffitta aveva trovato una vecchia console, quella con cui giocavano da ragazzi i suoi figli, ed era rimasta letteralmente affascinata da Minecraft e Fortnite.
Lisa restò perplessa per qualche secondo prima di scoppiare in una sonora risata: una vecchietta con la passione dei videogame, non vedeva l’ora di conoscerla! Prima di contattarla, pensò che doveva raccogliere un po’ di informazioni su quei videogiochi all’antica: lei aveva esperienza con la realtà virtuale, ma di console e giochi elettronici non sapeva granché. Un paio d’ore dopo si decise a comporre il numero.
«Buonasera Emma, mi chiamo Lisa. Sono la sua Walker-Talker.»
«La mia Walker cosa?»
«Mi ha chiamato suo figlio Dario» spiegò «mi consideri una dama di compagnia del XXI secolo: possiamo fare una passeggiata, vederci per prendere il tè, posso accompagnarla a fare compere.»
«Guarda cara» la liquidò la signora «sto per sbloccare un livello segreto quindi adesso non posso proprio chiacchierare. Ti richiamo io!» E aveva riagganciato così, senza esitare. Lisa scosse la testa divertita e decise di darle tempo. Lasciò passare due giorni aspettando una chiamata da Emma, invano, e ne approfittò per studiare e prepararsi all’incontro. Al terzo giorno si presentò senza preavviso sotto casa sua con un sorriso furbetto. La signora la aspettava sulla soglia, con le cuffiette appese al collo e l’aria di chi ha molta fretta:
«Non c’era bisogno che ti scomodassi a venire fin qui, in questi giorni sono piuttosto impegnata con delle nuove missioni, magari ci sentiamo nel fine settimana. E comunque Dario esagera: io sto benissimo. I figli dovrebbero smetterla di fare i genitori!»
«Emma aspetti, mi dia solo dieci minuti: posso insegnarle qualche trucchetto per ottenere la vittoria reale a Fortnite; mi sono preparata!» disse d’un fiato sollevando il sopracciglio in un gesto d’intesa.
«Principiante... » sussurrò Emma con diffidenza, ma ormai la ragazza le aveva messo la pulce nell’orecchio ed era curiosa di scoprire se stesse bluffando o meno. «Venga dentro che si gela» le intimò e senza aggiungere altro la condusse in una stanzetta arredata con gusto, in cui campeggiava la postazione di gioco.
«E’ qui che passo il mio tempo» ammise allargando le braccia «forse alla mia età dovrei dedicarmi all’uncinetto o frequentare un corso di pittura, ma mi annoio terribilmente con i miei coetanei. Preferisco starmene da sola e giocare finché mi bruciano gli occhi, così mi sento giovane!»
«Io non sono vecchia però» le rispose Lisa facendo l’occhiolino, mentre estraeva dalla borsetta un joystick del tutto simile a quello poggiato sulla poltrona. «Accetta la sfida?»
«Ragazzina impertinente, se davvero vuoi una lezione prendi una sedia e smettila di darmi del Lei, non sono mica del Pleistocene!»
Trascorsero quasi due ore inchiodate allo schermo, senza rendersene conto. Lisa era riuscita a vincere solo una partita su venti, la vecchietta era davvero un portento.

Prima di andar via, la ragazza le strappò una promessa: sarebbe andata a trovarla ogni lunedì, ma dopo aver giocato avrebbero fatto due passi insieme, in silenzio o chiacchierando non importava. Voleva solo che Emma rimettesse piede nella vita reale.
Ben presto si rese conto che era lei ad aspettare con ansia i lunedì: insieme formavano una squadra imbattibile ai videogame, ma soprattutto ridevano come amiche di vecchia data quando se ne andavano in giro, lasciandosi alle spalle computer e cellulari. A volte rimanevano sedute al parco con gli occhi chiusi ad ascoltare il vento e il rumore dei propri pensieri, finché iniziavano a tremare dal freddo e tornavano a casa con le gote arrossate.
«Stai a vedere che per colpa tua mi becco una polmonite... Mio figlio mi ha trovato una Walker-Talker da strapazzo, altroché!» borbottava la signora cercando di nascondere il sorriso.
Poco a poco la sua resistenza si sciolse, tornò ad assaporare le luci del tramonto e il vociare dei bambini, il piacere di fare la spesa senza maneggiare un mouse e la musica di strada. Lisa dovette confessare a Dario che sua madre continuava a giocare ai videogiochi, del resto sarebbe stato un peccato se avesse abbandonato, aveva proprio talento! Con tono scherzoso lo esortò a visitarla più spesso, a fare qualche partita con lei e divertirsi insieme, prima che fosse troppo tardi e arrivasse, inesorabile, il Game Over.

 

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