Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Guernica

di Clara Zennaro

Juliet entrò di soppiatto, con il cuore in gola: era sicura che il direttore dell'esposizione non avrebbe apprezzato quella sua incursione, ma la curiosità, che le era sorta quando la grande cassa era stata portata con cautela all'interno del padiglione, si era tramutata in un'urgenza impellente nel momento in cui erano emerse dagli imballi le prime immagini confuse di quella tela mastodontica.
Quando gli installatori se ne furono andati, Juliet scivolò lungo il muro perimetrale del porticato d'ingresso. Aveva spazzato e pulito tutto il giorno, affinché tutti gli ambienti fossero in ordine per l'arrivo dei visitatori l'indomani mattina. Malgrado la stanchezza e l'impellente bisogno di una doccia che facesse scivolare via tutta la fatica di quell'afosa giornata di fine giugno, decise comunque di andare a controllare: aveva sentito che la grande tela del pittore spagnolo testimoniava un fatto realmente accaduto e voleva capire di che cosa si trattasse.
Quando la vide, la scopa le cadde di mano, tanto si sentì sovrastata dalla grandezza di quell'opera tutta grigia, bianca e nera, le cui figure sembravano essere state tracciate dalla mano di un bambino. Si chiese cosa avesse di speciale per suscitarle tanto scompiglio e si avvicinò ancora un po', asciugandosi le mani sul grembiule. Poi, quasi in un atto di devozione, rimase con i palmi uniti ad ammirarla.
Subito il suo sguardo venne rapito dalla figura di un uomo, il cui corpo era divorato dalle fiamme; i suoi occhi a forma di lacrime e il suo volto sconvolto dal dolore era rappresentato secondo una strana prospettiva. Le braccia, rivolte al cielo, cercavano di sfuggire ad una sofferenza disperata.
L'attenzione di Juliet si spostò su di una seconda figura che, protesa verso sinistra, sembrava voler sfuggire dall'orrore dell'uomo bruciato vivo.
La donna poi dovette compiere qualche passo per poter osservare il grande cadavere dalla bocca deformata, che giaceva a terra: in una mano stringeva l'elsa di una spada rotta, mentre l'altra mostrava il palmo aperto, le cui linee della vita erano fatalmente spezzate. Un cavallo ferito sovrastava l'uomo morto: anch'esso aveva la bocca spalancata e sembrava esalare un ultimo nitrito, mentre mostrava la grande ferita che gli squarciava il corpo.
Ma la cosa che più colpì nel profondo Juliet fu l'ultima scena, che potè osservare spostandosi all'estrema sinistra del dipinto; raccontava tutto il dolore di una madre, che, sovrastata dalla figura brutale di un Minotauro, stringeva a sé il corpo senza vita di suo figlio.
Juliet, inevitabilmente, pensò alla sua bambina e sentì chiaro e forte l'urlo che la donna indirizzava verso il cielo. Lo udì uscirle dal petto, graffiandole la gola, e percepì che il suo stesso volto si sconvolgeva per il dolore di quella scena straziante.
La colse una vertigine e lacrime mute iniziarono a rigarle le gote accaldate. Non aveva mai provato tanto sconforto in tutta la sua vita. Pianse in silenzio, senza smettere di guardare quell'opera, anche se ormai le figure si confondevano sempre di più nella nebbia dei suoi occhi pieni di lacrime.
Nella sua mente semplice di donna poco istruita sorse una domanda: quale futuro ci si poteva aspettare per un'umanità che era stata capace di arrivare a tanto?
L'avvenimento che quell'enorme tela riportava sarebbe potuto accadere in ogni parte del mondo e in qualsiasi momento. Avrebbe potuto esserne lei la protagonista, insieme a sua figlia.
Era tutto così insopportabile.
Juliet chiuse gli occhi per un attimo, cercando di riaversi.
Poi, all'improvviso, udì dei rumori: qualcuno stava arrivando. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e solo allora, dopo tanta sofferenza, si accorse del fiore nella mano del cadavere con la spada spezzata: forse indicava che una nuova vita sarebbe potuta nascere! Osservò poi un altro dettaglio, che prima le era sfuggito: nella parte superiore del dipinto, brillava di una luce accecante uno strano lampadario che sembrava quasi un occhio divino con una lampadina per pupilla. Juliet pensò: non era forse una luce di speranza? Anche una colomba le apparve, dove prima non aveva notato niente: anche se con il becco spalancato in un grido di orrore, il bianco volatile stava di sicuro evocando la pace.
Senza distogliere lo sguardo, Juliet raccolse quasi con un inchino la scopa, che qualche minuto prima aveva lasciato cadere per terra e, con un piccolo bagliore di speranza nel cuore, se ne andò senza fare rumore, per non essere scoperta.

 

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