Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Sono rimasti gli occhi

di Massimo Avenali

Dall'alto si vedeva tutto, il confine non aveva linee a delimitarlo, ma sagome di luoghi che risuonavano a vuoto, un tempo contenitori e scenari di quelle che dovevano essere certezze. Stavano tutti lì ancora senza toccarsi, perché la memoria resiste ancora nella carne nuova, come una eredità che inaspettata si riscatta senza farti sangue del proprio sangue, ma con un legame che trapassa codici genetici e – universale - costituisce esseri, senza obbligarli a costituirsi alla verità dei fatti.
Fu un primo sussulto. Ogni parte dei loro corpi nasceva come frutti dai rami di un albero: dallo scheletro, un tronco di umanità fissa e afona, di agnosia pregna, manchevole della possibilità nella sua totalità.
Le labbra della donna, la prima di quella fila costituita spontaneamente, si schiusero al suono. Una vibrazione fece sussulto ruvido attraverso il suo diaframma.
«Lo sento.» Disse.

Nella mente dell'uomo al suo fianco, le due parole furono come un boato sordo che ha l'impatto di uno spostamento d'aria, una massa invisibile e inconsistente che impatta morbida e a sottrazione, aria a togliere che è come un cadere dentro il proprio corpo all'improvviso, come in quei sogni.
Il precipizio e il vuoto e il cuore che sembra spostarsi dal proprio posto per impantanarsi nella gola, pendente di arterie e vene e filamenti nervosi. Tutto in gola, un tuffo in gola, sprofondare all'indietro, dentro. Quelle parole, “lo sento”, non poteva vederlo, non poteva lui, non era in grado la donna, non erano in grado tutti gli altri.

L'altezza è un luogo sicuro, in qualche modo distacca da cosa si trova sotto, forse un senso di superiorità, la stolta certezza che tutto può essere tenuto sotto controllo, perché girandosi attorno, nulla sfugge e puoi anticipare quel che già avviene, perché ti separa quel tanto che l'immagine viaggi dalla sua generazione alla tua percezione.
Un tempo inesistente disciolto e illusorio.
Ma un tempo sicuro. Come quando non c'era più tempo, come quando potevamo farlo ma non lo abbiamo fatto. Eppure lo sapevamo. Ce lo avevo celato. Ce lo avevano detto. Ce lo avevano confessato. Ce lo avevano redarguito e anche imposto da impostori consapevoli, reo confessi dell'ultimo istante utile come la propria inutilità stante il preceduto.

Nessuno riusciva ad avere compiutezza di quanti fossero lì. Tutti a ricercare ricordi, nomi, connessioni, odori, a fugar paura di non esserci ancora anche se lì. A memoria orfana di una propria storia, in un orizzonte sospeso che però stava arrivando.
Il primo raggio di sole che varcò gli edifici interposti a tutti loro, arrivò così repentino - anche se la temperatura attorno già aveva annunciato il suo arrivo - che baciò la fronte della donna come un morso caldo e morbido, quasi a scioglierle le tempia.
Caldo umido. Un respiro in più, maggiormente lungo ai suoi antecedenti, un suono strozzato nel buio di tutti, nelle loro orbite vuote, corpi nudi provvisti degli organi vitali, della carne e delle ossa, di una età eterna e nuova, vergini di nuovo, ma privi di quel che riesce a liberare in un soffio la remora che non sia così, che non è finito, che non v'è inizio, che ogni altro senso è ingannato perché è il nulla a permeare senza tempo il tempo.

Il raggio si aprì, si moltiplicò, nessuno poteva vederlo. Le ossa diventano scrigno di quanto la pelle filtra e impregna i muscoli e le fibre. E si ferma lì. Il tepore di una certezza.
Alcuni parevano ricordare, si aggiunsero altre voci che rompevano per la loro prima volta il corpo che le custodiva e si stupivano, si cercavano, si chiamavano, si domandavano.

Il primo tocco.
La donna prese la mano dell'uomo al suo fianco. Quando aggiungi la memoria di qualcosa che mai prima hai provato imprimi per sempre la sensazione che porterai con te, incancellabile. Pelle su pelle, mani nelle mani, respiri si avvicinano, odori a scrutarsi. L'uomo a chiedere, sua la prima non certezza:
«Chi sei?»
«Non lo so ancora.»
«Sento il tuo battito, come sento il sole che so essere il sole e che varca la città di cui non ho memoria»
La donna non replicò. Sprofondò tra le sue braccia, corpo a corpo, le mani a muoversi su di lui risalendo il petto, e il collo, a giocare con i lobi. Le dita di lei che scorrono, le mani a rincontrarsi sulla sua bocca, un volto ancora fresco, la pelle morbida, assenza di segni del tempo e a risalire ancora, a sincerarsi che...
...
… e.

Il vuoto.
Doppio.

Si ritrae, e tutti gli altri a scoprire con movimenti eguali quello che è noto, palesato. Corpi, pensanti, pulsanti, vivi: incompleti. Hanno mani, gambe, apprendono odori e forme e sentori, il gusto del sole che ormai si è levato.
Ma le orbite, di tutti, vuote. Teschi completi, teste e volti, ma le orbite: vuote.
«Non abbiamo più gli occhi», esclama l'uomo.
«Non abbiamo, ancora, gli occhi», scandisce la donna.
Poi, nuovamente, la testa sul petto dell'uomo al suo fianco, espirare una paura che non aveva voluto. Dal grembo della sua natura attendeva, come quegli alberi, i suoi frutti, i frutti dell'uomo, di essere ancora.

Chiuse le palpebre che coprirono il nero vuoto e tondo del suo viso, e disse a tutti di farlo.

Il silenzio irruppe. Il fragore riverente dei primi raggi sentiti addosso divenne un'ampolla mite di attesa. Il calore dentro i corpi, di quel sole giunto e ormai certo sopra di loro irrorò il sangue nelle vene.
Erano rimasti gli occhi, solo gli occhi a salvarsi da quell'evento che aveva estinto ogni umanità, ogni possibilità di toccarsi, di respirasi, di sentirsi, di trovarsi.
Solo gli occhi, unica parte del corpo lasciata allo scoperto avevano visto, vissuto ogni storia, ogni perdita, ogni velleità, ogni bugia, ogni arroganza, ogni speranza. Negli occhi si erano immagazzinate vicende e vite e realtà ed erano rimaste lì, tutto quel che era stato delle persone era lì, impresso come una condanna muta. E attendevano.

La donna aprì le palpebre, i suoi bulbi erano lì, pieni.
Il giorno era lì, nuovo.
Di nuovo.

 

Registrati o fai il login per votare!







Iscriviti adesso alla newsletter del FLA per essere sempre aggiornato su tutte le novità e le iniziative del Festival!