Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Catarsi alla fine

di Myra Geraldine Meterangelo

Bruciore diffuso. Ogni parte del mio corpo è intorpidita.
Questo sole cocente non aiuta. Sento la pelle tirare.
Le mie guance poggiano da ore dolcemente sulla terra secca.
La bocca è completamente impastata. Secchezza delle fauci.
La mia vista è sfocata, come se mi avessero messo sul capo un leggerissimo velo rosso.
Rumore bianco intorno a me.
Inizia a prendere forma nella mia testa un’idea che si trasforma in un comando per il resto delle componenti del mio corpo: “Alzati.”
Come se un milione di aghi improvvisamente penetrasse la mia carne. Urlo.
O almeno credo di urlare. Non riesco ancora ad avere il totale controllo di me stessa.
Ci riprovo, con più convinzione questa volta: “Alzati!”
Qualcosa si muove. Sono le mie dita dei piedi! Il torpore lentamente inizia a svanire.
Comincio a riacquisire padronanza. Comincio a percepirmi nuovamente.
Qualcuno mi leva dolcemente di dosso il velo rosso e anche il sole sembra essere sceso.
Non sento più le mie membra bruciare.
Torna il buio.

I giorni della solitudine si confondo con la quotidianità.
Ogni mattina mi alzo, indosso la mia pelliccia di cinghiale, gli scarponcini da combattimento e le fascette nere per le mani.
La mia beauty routine è rapida e semplice. Prendo quel che rimane di uno specchio, facendo attenzione a non tagliarmi, e lo posiziono davanti l’asta di legno che fa da perno all’abside della mia tenda. Poi aggiungo un po’ d’acqua nella ciotola dove c’è il blu lapislazzuli ridotto in polvere e vi immergo un dito. Infine, fissando dritto lo specchio, disegno sul mio volto tre punti di sensibilità immateriale. Uno tra le sopracciglia e gli altri due come se fossero un’estensione sotto i miei occhi.
Le mie lacrime per il passato.
Mi appresto ad uscire.

Questo mese il mio team si dedica alla difesa.
Alle prime luci dell’alba ci troviamo alle pendici del fiume Ter e facciamo una preparazione di due ore: nella prima ora alleniamo il fisico correndo lungo il fiume, per poi risalire dall’altro lato del monte; la seconda ora invece, a turno, ognuno di noi conduce una simultanea di scacchi contro tutti gli altri. Terminato l’allenamento, andiamo nel bosco e prendiamo le posizioni di difesa.

È un anno che siamo stati attaccati da uno spirito-stambecco. Non sappiamo da dove sia arrivato e quale sia la causa che possa aver attirato un demone.
Siamo stati noi a far infuriare questo spirito?
La nostra popolazione è stata dimezzata. Non riusciamo ad estirpare le sue corna fondamentali, se ridotte in polvere, per curare il maleficio che genera ogni volta che ci attacca.

20.01.2027
“Principessa! È ora di alzarsi. Non puoi far tardi nella settimana di lancio del tuo museo On Life”
Di nuovo quel bruciore sulla pelle. Il sole batte forte questa mattina e Ramone ha alzato completamente le tapparelle e spalancato le finestre, affinché non possa trovare scuse per restare a dormire altri cinque minuti.

Mi alzo dal letto.
Vado dritta in bagno.
Faccio pipì e mi guardo allo specchio un momento.
Mi fa male la testa, come se facessi pressione in mezzo alle sopracciglia.
Ancora dopo anni quello strano sogno mi tormenta.
Apro l’acqua gelida ed entro in doccia. Sono rapida. Impiego circa cinque minuti, ma il getto deve assolutamente essere ghiacciato, per ripulire tutto lo sporco di questa vita.
Catarsi alla fine.

 

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