Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

Una questione di tempo

di Alyssa

26 aprile 2020, 16.30. Cammino veloce in direzione supermercato. Mi guardo intorno con circospezione. Due passi un respiro. Ecco che una persona mi viene incontro. Distanza minima di un metro e mezzo, facciamo due. Attraverso per sicurezza. Proseguo il mio percorso. Nemmeno duecento metri e ne incontro un'altra. Cambio di nuovo strada, sperando di giungere comunque a destinazione. L'ansia cresce ad ogni mio passo. Mi ripeto: "manca poco, ce la puoi fare!". Loop. Ce la posso davvero fare? È più di un mese che ci ripetono che ce la faremo. La speranza, tuttavia, inizia ad abbandonarmi. Affretto il passo, come se fosse una questione di tempo.
Allora da casa mia al supermercato ci vogliono 4.2 minuti a piedi, quindi calcolando che devo fermarmi 1.3 minuti a buttare la carta, ci dovrei impiegare 5,5 minuti ad arrivare. Alle 16.35 circa dovrei essere lì. L'autocertificazione ce l'ho, è nella tasca destra. La carta d'identità insieme ai soldi è nella sinistra. Controllo per sicurezza. Ah sì ci sono. Mascherina? La porto. Devo comprare... I biscotti, il latte quello senza lattosio ma non della marca con la scritta blu, quello con la scritta arancione, il prosciutto crudo. Se mi fermano gli dico che sto andando a fare la spesa. E se mi dovessero fare storie? Allora prendo anche un tozzo di pane, che tanto non ce n'è di fresco a casa. Speriamo che non mi fermino. Sicuramente ci sarà da aspettare, le file sono chilometriche di questi tempi. Va bene, prendo il mio numero e mi metto più lontano possibile. Poi se mi chiamano e non lo sento? Aspetto e basta. Se salta il mio numero ne prendo un altro.
Entro nel supermercato dopo 30 minuti di fila. Igienizzo i guanti e indosso altri guanti sopra quelli che già porto. Niente carrello o cestino, sono ricettacoli di germi. Vado avanti senza fermarmi, come un treno in ritardo. Tocco il meno possibile. Ripasso a mente ciò che mi occorre schivando con cura gli ostacoli umani che incontro. Mi dirigo alla cassa, con fila ovviamente. Pago e scappo come un razzo.
Ora ho 10 minuti per sedermi ad una panchina e fumare una sigaretta. Il parco è desolato, meglio. Tremo, l'ansia mi tiene compagnia. Tolgo i guanti e li butto. Igienizzo le mani almeno 3 volte. Estraggo il pacchetto di sigarette e lo igienizzo. Ne afferro una e la porto alla bocca. Prendo l'accendino e igienizzo pure questo. La accendo, svuoto la mente.
Chiudo gli occhi, vedo tutto nero. Poi una stella, due, tre. Un cielo stellato in pieno pomeriggio? Che strano. Avranno messo qualcosa di illegale in questa sigaretta? Bah chissà.
Apro gli occhi. È ancora tutto buio e allo stesso tempo luminoso. Sembra che una stella si stia avvicinando. Impossibile. Man mano che la distanza diminuisce la sua brillantezza aumenta. Accecante! Eppure mi trasmettere un senso di tranquillità e pace.
Non è una stella. Una persona? Aspetta, aspetta, aspetta ha qualcosa di familiare, come se la conoscessi. I capelli, le scarpe, la felpa azzurra. Ho la stessa felpa, l’ho comprata in un negozio dell’usato a Brighton.
Adesso è a meno di un metro da me. La distanza sociale? Mi somiglia o è una mia impressione?
«Zitto! Non dire nulla. Lo so che la tua mente sta andando a mille ma non dire nulla, fai parlare prima me. So che è difficile, ma devo dirti delle cose serie.»
«Ma io..- provai a controbattere, mi interruppe subito.»
«Non parlare, ascolta! La distanza sociale non ha importanza, non sono infetto, e sì ti assomiglio.»
Questa voce sembra proprio la mia. Mi sta leggendo la mente?
«No non ti sto leggendo la mente. So ciò che pensi perché l’ho già pensato. Io sono te. Fanculo le leggi dello spazio e tutte quelle cavolate sul continuum spazio temporale.»
«Ma se tu sei me e anche io sono me, chi è quello vero? Quindi questo incontro è già avvenuto?»
«Non è questo ciò che importa. Sono il te del futuro, un futuro non troppo distante e neanche troppo vicino.»
«Che età hai?»
«Ma ti stai zitto! Non mi ricordavo di avergliela resa così difficile.»
Si ferma un istante per guardare un oggetto simile ad un orologio.»
«Mi hai fatto sprecare tutto il tempo. Tieni prendi questa lettera. Non aprirla fino al rientro a casa. »
Cosa sta succedendo alle sue mani? Ed il cielo stellato sembra che si stia schiarendo. Sta scomparendo.
«Perché non posso leggerla subito? Stai andando già via?»
«Lo scoprirai, non avere fretta. Ho finito il tempo a disposizione. Speriamo che il 580esimo tentativo sia quello buono.»
«Aspetta, in che senso 580esimo?»
Le mie parole non sono riuscite a raggiungerlo, è sparito nel buio. Butto la sigaretta e corro a casa, devo leggere la lettera!
Caro tentativo n° 580,
E’ il 26 aprile 26 p.C. (post Covid-19), il mondo non è finito. Una nuova normalità è stata ristabilita con molta fatica. Tuttavia l’emergenza non è terminata, credo te ne sia reso conto. Preparati ad affrontare una guerra. Armati di pazienza e puzzle. Questi mesi saranno duri, il 2020 non scherza. Di certo non è stato il migliore anno che si potesse desiderare.
Ora c’è bisogno che tu mantenga la calma e diffonda questo verbo.
Ad attendere l’umanità vi è un futuro radioso, fatto di serate in compagnia, cinema, concerti, ubriacature e tanti sbagli, ma soprattutto libertà. Ricorda che non vi è stata portata via, piuttosto vi è stato chiesto di metterla da parte per un po’. L’ attesa non è essa stessa il piacere? Sicuramente no, per questo ti chiedo di aspettare che tutto sia più quieto per tornare alle vecchie abitudini. Se una persona si alza in piedi sembra un deficiente, ma se 100 persone si alzano in piedi allora è rivoluzione. Quindi rivoluziona la coscienza dei tuoi amici e coetanei, in modo da poter ritrovare l’allegria al tempo giusto. Affronterete un’ estate di possibilità, non affrettatevi. Le possibilità appaiono e svaniscono, la salute resta.
Se rispetterete questi miseri consigli non dovrete rivivere l’incubo della pandemia. Ascolta chi l’ha vissuto una novantina di volte.
Un abbraccio,
Il te del futuro.

 

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