Le cose di dopo

Il Contest del FLA2020

COMA PROFONDO

di Constance Lloyd

COMA PROFONDO
C’era stato un temporale. Una forte burrasca e il vento freddo avevano spazzato via le foglie dal sentiero nel bosco. Ora la pioggia leggera e silenziosa profumava l’aria di erba pulita e di alberi antichi. Un lieve fruscio portava con sé la brezza del mare che si estendeva verso il grande orizzonte a occidente, in una misteriosa magia.
Un uomo camminava tra i cespugli, immerso nei suoi pensieri. Non aveva l’ombrello ma sembrava incurante delle gocce d’acqua che gli scorrevano sul viso e gli inzuppavano gli abiti. I profumi intensi della natura, ravvivati e rinfrescati dalla pioggia, sembravano dargli una vigorosa energia.
Anna lo osservava dalla finestra della sua camera, strizzando gli occhi per cercare di mettere a fuoco il viso di quello strano individuo. Era alto, piuttosto magro; aveva un incedere leggero e si stava avvicinando a passi decisi. Dopo alcuni istanti l’uomo bussò alla porta. Anna ebbe un lieve sussulto, come un battito del cuore più forte, poi attese col fiato sospeso, come se si trattasse di un sogno.
Si rese conto che non era un sogno quando sentì bussare ancora, come se ci fosse qualcuno che la stava cercando, e finalmente l’avesse trovata. Non poteva sfuggire. Aveva la sensazione di dover aprire la porta per quell’uomo sconosciuto che veniva da lontano, ma non riusciva a muoversi; stava immobile e aspettava.
Ascoltò in silenzio il cigolio della finestra di cucina al piano di sotto; sapeva che si poteva aprire facilmente. Trattenne il respiro per sentire i passi dell’uomo sulle scale. Stava salendo lentamente. Lei non aveva paura, avvertiva soltanto un lieve brivido che le bloccava i pensieri. Tutto sembrava accadere come se fosse scritto da tempo. Nulla poteva essere fermato o cambiato; e lei lo capiva in quell’istante, così lungo, che la separava dal suo destino.
Non si voltò quando lui entrò nella camera e, senza parlare, le appoggiò le mani sulle spalle. Chiuse gli occhi e aspettò, fissando lontano; guardava le foglie bagnate di un vecchio castagno grondante di pioggia e di ricordi. Quell’albero somigliava alla sua vita, così triste e così stanca, simile a un lungo sospiro che cancella gli affanni e ridona il riposo.
L’uomo sussurrò: “Andiamo, questo è il tuo tempo. È ora di andare”.
Lei non si mosse ma il suo corpo seguì i passi leggeri che la portavano fuori, verso il mondo che aveva a lungo atteso. Senza chiedere nulla perché nulla si poteva dire o spiegare. L’incognito era la strada che doveva percorrere, e nessuno avrebbe potuto fermare quel sogno lontano, vissuto, finito. Un sogno... che sogno non era.
***
LORENZA PIGÓ

 

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